Democracy

Due opzioni per Atlanta: o Cop City o democrazia

I cittadini di Atlanta aspettano che la corte decida se potranno votare sul controverso impianto di addestramento della polizia Cop City che costerà 110 milioni di dollari.
I leader del partito democratico di Atlanta stanno cercando di costruire un enorme centro per l’addestramento della polizia prima che vengano fermati dall’opinione pubblica. Il risultato costituirà un precedente per il futuro politico, con implicazioni che vanno ben oltre i confini della città.

I cittadini di Atlanta sono in attesa di una decisione della corte sulla possibilità di votare sulla costruzione di una nuova ed enorme struttura di addestramento della polizia, soprannominata “Cop City”. Il centro di addestramento per la sicurezza pubblica di Atlanta, dal costo di 110 milioni di dollari, attirerebbe aspiranti poliziotti da tutto il Paese in un’intera città fittizia, un modello straordinariamente simile alla “mini-Gaza” dell'esercito israeliano, utilizzata per addestrare le truppe israeliane alla guerriglia urbana.

La Cop City di Atlanta è stata proposta dopo la rivolta del 2020, un movimento di protesta di massa scatenato dall’omicidio di George Floyd da parte dell’ex poliziotto Derek Chauvin a Minneapolis, e da altri casi di violenza razzista perpetrati dalla polizia. Come per le precedenti ondate di proteste del Black Lives Matter, quelle del 2020 hanno comportato alcune riforme delle forze dell’ordine (molte delle quali imposte dagli elettori attraverso iniziative elettorali), ma in generale la polizia ha risposto al movimento preparandosi alla guerra. A poco più di un anno dalla morte di George Floyd, il consiglio comunale di Atlanta ha votato a favore della Cop City.

Dal momento dell’annuncio, molti cittadini di Atlanta hanno combattuto strenuamente per fermare la costruzione della struttura, ma il governo locale sta facendo di tutto per mandarla avanti. Lo sforzo per creare la Cop City nonostante le rimostranze dell’opposizione pubblica coincide a livello nazionale con misure antidemocratiche e leggi anti-protesta sempre più draconiane, in una spirale bipartisan verso un autoritarismo che stiamo ignorando a nostro rischio e pericolo.

Sta diventando sempre più evidente che la lotta contro l’autoritarismo non va combattuta sempre e solo nei confronti dei repubblicani di estrema destra. In centri urbani come Atlanta (si pensi per esempio alle recenti risposte della polizia alle proteste a New York, Los Angeles, Chicago, e Minneapolis), sono i Democratici a spianare la strada verso la società tanto agognata dai Repubblicani di estrema destra, dove le decisioni sono prese da e per coloro che sono già al potere e la polizia è armata e pronta a tenere tutti al loro posto.

Il referendum sulla Cop City

Nel giugno 2021, la consigliera comunale di Atlanta Joyce Sheperd ha introdotto l’ordinanza 21-O-0637 che propone di affittare 381 ettari di foresta di proprietà pubblica all’Atlanta Police Foundation, un ente non profit che fornisce supporto al dipartimento di polizia di Atlanta) per la costruzione della Cop City. La struttura verrebbe edificata su ottantacinque ettari di terreno disboscato nella foresta di Weelaunee, adiacente a un’area a maggioranza nera di Atlanta. Dopo la rivolta per la morte di George Floyd, sono state costruite o sono in costruzione decine di Cop Cities, ma Atlanta sarebbe il fiore all’occhiello, il centro di addestramento poliziesco alla guerriglia urbana più grande e più accessibile al pubblico degli Stati Uniti.

La battaglia per impedire la costruzione del centro ha riunito persone di tutti i tipi, compresi gli antirazzisti e gli oppositori della polizia militarizzata, gli ambientalisti che lanciano lallarme sull’impatto potenzialmente disastroso sul clima causato dalla distruzione di un’area tanto estesa dello spazio verde di Atlanta, e i residenti che vedono la Cop City come parte di una enorme gentrificazione o che semplicemente pensano che i soldi dei contribuenti potrebbero essere meglio investiti in servizi pubblici sottofinanziati. Gli attivisti locali hanno organizzato manifestazioni, azioni dirette nei cantieri, una rete di accampamenti nella foresta e una campagna di solidarietà a livello nazionale.

Nel giugno del 2023, dopo due anni di crescenti proteste e repressioni, il consiglio comunale di Atlanta si è riunito per votare sul finanziamento pubblico per la costruzione della Cop City. I residenti, di cui la stragrande maggioranza era fermamente contraria al progetto, hanno invaso di nuovo il municipio, consacrandosi a interventi pubblici durati più di tredici ore. Ancora una volta, il consiglio comunale ha ignorato gli elettori e ha votato per destinare decine di milioni di dollari di tasse alla costruzione della Cop City.

Il giorno dopo, gli abitanti di Atlanta sono passati a una concertazione più formale e significativa: una campagna referendaria per abrogare l’ordinanza del 2021 che affittava il terreno all’Atlantic Police Foundation . Sarebbe la prima volta che un referendum popolare viene svolto ad Atlanta.

Sarebbe lecito pensare che la risposta a una proposta di referendum su un’ordinanza sostenuta dal sindaco e approvata due volte dal consiglio comunale sia una campagna di sensibilizzazione per convincere i residenti che la Cop City sia, in effetti, una cosa positiva. È così che dovrebbe funzionare la democrazia, no? Invece, l’amministrazione comunale ha creato tutti gli ostacoli possibili per impedire un voto popolare.

La prima versione della petizione è stata rifiutata per un cavillo tecnico e, quando è stata ripresentata e infine accettata, il comune di Atlanta ha fatto causa sia per limitare la raccolta firme ai soli residenti della città sia per invalidare del tutto la petizione, affermando che era incostituzionale in Georgia. Un giudice distrettuale ha respinto la seconda obiezione, dicendo che sarebbe stata discussa se il referendum si sarebbe fatto. Per quanto riguarda il primo punto, il giudice ha stabilito che chiunque può diffondere la petizione referendaria e ha esteso il termine di sessanta giorni per la presentazione delle firme.

Ma quando la campagna ha presentato 116.000 firme entro la nuova scadenza – un numero significativamente superiore a tutti i voti espressi nell’ultima elezione comunale e quasi il doppio della quantità richiesta per entrare nella scheda elettorale – la città le ha rifiutate adducendo come motivazione che la campagna non aveva rispettato la scadenza originale, sostenendo che, essendo la causa in corso di appello, la nuova scadenza era erronea. L'appello è attualmente in corso presso la corte di appello.

Inoltre, il consiglio comunale ha votato per l’adozione di procedure di abbinamento delle firme, che gli esperti criticano in quanto affette da problemi che portano all’esclusione di persone emarginate. Comunque, questa procedura entra in vigore solo se si autorizza il processo. Al momento, le 116.000 firme sono state messe da parte e il referendum è stato bloccato mentre invece va avanti la costruzione della Cop City.

Antidemocrazia in azione

L’avvicendarsi di sindaci e consiglieri comunali, tutti democratici, non ha avuto alcun effetto. Dopo il voto del 2021 per l’affitto del terreno per la Cop City, molti consiglieri comunali di lunga data, tra cui Sheperd, sono stati cacciati da una schiera di giovani democratici con idee progressiste. Nonostante ciò, il voto del 2023 per finanziare la Cop City è stato quasi identico a quello del 2021 per affittarla (rispettivamente 11-4 e 10-4). Inoltre, la sindaca che all’inizio aveva appoggiato la Cop City, Keisha Lance Bottoms, è stata sostituita da Andre Dickens, che aveva inizialmente manifestato una certa volontà di opporsi alla polizia. Da quando è entrato in carica, tuttavia, è stato proprio Dickens a supervisionare la soppressione burocratica del referendum e la brutale repressione della polizia nei confronti dei manifestanti.

Con il cambio dei rappresentanti democratici non solo non si è riusciti ad allineare la città con i suoi elettori su questo tema, ma le tattiche che i democratici di Atlanta stanno usando contro il referendum sulla Cop City sono identiche agli attacchi repubblicani al voto diretto in altre città.

Le votazioni e i referendum sono gli unici strumenti di legislazione diretta su larga scala di cui disponiamo e come tali sono un buon indicatore per le istituzioni democratiche. Se il partito locale al potere si mostra restio a dar voce ai cittadini sulla legislazione, è probabile che quella classe politica non sta governando nell’interesse della maggioranza. Questo perché, quando agli elettori viene permesso di legiferare, tendono a concordare su molte questioni fondamentali.

Ad esempio, ogni singola iniziativa statale per aumentare il salario minimo è stata approvata, a partire dal 1996, con una media del 60% di consensi sia negli stati rossi che in quelli blu. Durante la presidenza di Barack Obama, i repubblicani hanno usato l’opposizione all’espansione di Medicaid come pilastro della loro campagna, ma quando gli elettori degli stati repubblicani hanno richiesto il voto sull’espansione, questa è passata quasi sempre. L’aborto viene considerato il tema polarizzante per eccellenza, ma tutte le sette votazioni sui diritti o i divieti all’aborto dalla sentenza Dobbs contro Jackson Women’s Health Organization della Corte Suprema sono andate a favore della libertà riproduttiva (quattro iniziative per proteggere i diritti all’aborto sono passate, mentre tre per vietare l’aborto sono fallite).

Come meccanismo decisionale, le iniziative elettorali sono molto popolari e gli elettori di entrambe le fazioni sono estremamente ostili nei confronti dei legislatori che cercano di togliere il voto diretto. Quindi, quando i governi statali o locali mostrano questa intenzione (normalmente in relazione a un’iniziativa popolare tra gli elettori ma impopolare tra i leader di partito) di solito evitano di dare l’impressione di essere semplicemente contro la democrazia. Tendono invece a adottare un approccio più discreto, cercando mille cavilli: legislazioni che rendono il processo più costoso e meno accessibile, deliberati ostacoli burocratici, tecnicismi troppo onerosi e lunghi ricorsi in tribunale.

Alcuni dei metodi più utilizzati dai governi statali e locali per indebolire le iniziative dei cittadini sono stati il tentativo di aumentare la percentuale di voti necessaria per far passare tali iniziative, l’aumento del numero o l’ampliamento della distribuzione geografica delle firme richieste (che fa lievitare i costi delle campagne elettorali), la modifica arbitraria delle scadenze e dei requisiti burocratici, l’imposizione di regole “monotematiche” che possono sembrare di buon senso ma che di fatto permettono alle corti di respingere le iniziative sostenendo che riguardano più di una questione, limposizione di un linguaggio elettorale divisivo o fuorviante, il patrocinato di misure concorrenti volte a confondere gli elettori e così via.

Se tutto ciò non funziona, i legislatori ricorrono a sventrare le iniziative a cui si oppongono per mezzo di leggi che annullano l’effetto desiderato e le corti rifiutano le iniziative popolari dei cittadini giudicandole incostituzionali, a volte sulla base di assurdi cavilli. In rari casi, spesso riguardanti il sistema carcerario, le agenzie governative si sono semplicemente rifiutate di rispettare le regole. È qui che si concentra il ruolo della polizia. Quando si arriva al dunque, chi farà rispettare le regole e a chi risponderanno gli esecutori?

In tutto il Paese, laddove le iniziative elettorali vengono utilizzate per approvare politiche volute dalla maggioranza ma osteggiate dal partito al potere, i governi statali e locali ricorrono a imbrogli per evitare votazioni popolari. Questo è esattamente quello che sta accadendo ad Atlanta. In molti casi, le campagne sono riuscite a prevalere sulle regole dei confini elettorali e a vincere. Che ciò avvenga o meno in futuro dipenderà dalla sfrontatezza della polizia nel reprimere i dissensi.

Stato di polizia

Il compito della polizia è quello di far rispettare lo status quo e uno status quo estremamente disuguale richiede azioni severe. Storicamente, l’istituzione della polizia è stata importata negli USA dall’Inghilterra, dove gli agenti di polizia avevano il compito di difendere il dominio della monarchia contro le masse fin dal XIII secolo. Una pratica simile si sviluppò nel XVII secolo con bande di uomini bianchi armati che imponevano il sistema di schiavitù nelle colonie americane e caraibiche.

I primi dipartimenti di polizia ufficiali negli Stati Uniti furono la risposta della classe dirigente alle richieste di ribellione degli abolizionisti. La polizia moderna non è stata creata per difendere la gente dai criminali, bensì per proteggere i beneficiari di un sistema razziale e di sfruttamento da coloro che volevano cambiarlo.

Oggigiorno possiamo non essere d’accordo sul ruolo ideale della polizia nel cammino verso una società più giusta, ma dovremmo essere tutti d’accordo sul fatto che, nella misura che la polizia esiste, questa dovrebbe essere responsabile nei confronti delle comunità che sorveglia, non solo nei confronti delle persone al potere. Sarebbe difficile sovrastimare il pericolo che la polizia militarizzata (in possesso di armi, tattiche e atteggiamento guerrigliero) rappresenta non solo per la sicurezza delle comunità, ma anche per qualsiasi possibilità di democratizzazione del sistema politico ed economico statunitense.

Non è un caso che la Cop City sia nata in reazione alla rivolta per la giustizia razziale del 2020, essa stessa una risposta popolare alla violenza razzista della polizia che ha impunemente maltrattato i manifestanti e attaccato i giornalisti. Il Dipartimento della sicurezza interna degli Stati Uniti ha persino ammesso di aver utilizzato furgoni non contrassegnati e la minaccia di pistole per rapire gli attivisti . La Cop City è stata proposta in seguito a questi eventi per addestrare la polizia a reagire come se fosse una forza di occupazione in un territorio ostile di una città a maggioranza nera.

Una delle principali ispirazioni della Cop City, la “mini Gaza” dell’esercito israeliano, la dice lunga. Qualunque sia la posizione su Israele e Palestina, difficilmente qualcuno vorrebbe che i poliziotti sorveglino il suo quartiere come fanno i soldati israeliani a Gaza. I sostenitori delle forze di polizia militarizzate comprendono implicitamente che quelle armi saranno puntate contro altri tipi di persone in altri luoghi.

Nel gennaio del 2023, per non lasciare dubbi sul tipo di polizia che la Cop City andrebbe ad alimentare, la polizia di Atlanta ha fatto irruzione nell’accampamento di protesta Stop Cop City, sparando all’attivista Manuel ”Tortuguita” Paez Terán almeno quattordici volte, uccidendolo sul posto. La polizia ha affermato che Tortuguita aveva un’arma e ha sparato agli agenti, ma le registrazioni del raid indicano che probabilmente i poliziotti si sono sparati a vicenda per sbaglio, mentre il procuratore distrettuale si è rifiutato di rendere pubbliche le prove forensi.

Più tardi, proprio quando la campagna referendaria stava prendendo piede, la polizia di Atlanta ha arrestato decine di manifestanti per terrorismo interno, racket e altri reati che comportano pene detentive di vent’anni o più. Poi hanno arrestato tre persone a capo dell’Atlanta Solidarity Fund, che aveva contribuito a pagare la cauzione per gli attivisti di Stop Cop City.

L’aver preso di mira attività di supporto, come la raccolta di denaro per la cauzione, così come l’assurdità di alcune accuse – accusa di terrorismo per avere le scarpe sporche di fango, reato di intimidazione per aver distribuito volantini sull’omicidio di Tortuguita – fanno capire che conseguire condanne oneste non è la priorità. Queste azioni della polizia e dei pubblici ministeri, come le recenti leggi in tutto il Paese che criminalizzano il dissenso e consentono la violenza dei vigilanti contro i manifestanti, hanno come obiettivo la distruzione del movimento.

Poco dopo la repressione degli attivisti e dei sostenitori, il segretario comunale di Atlanta ha pubblicato online la petizione referendaria con le informazioni personali di tutti i firmatari,ossia tutti coloro che volevano una votazione pubblica sulla Cop City. Quando gli attivisti hanno chiesto che le informazioni venissero oscurate, il consiglio comunale ha ordinato al segretario comunale di farlo, ma questo non è ancora avvenuto. Come nel caso degli ostacoli al referendum, la burocrazia è in grado di assumere senza problemi la forma della repressione. Nonostante tutto ciò, gli organizzatori sul campo si sono rifiutati di farsi intimidire e hanno continuato a lottare contro la Cop City.

Il potere del popolo contro il potere della polizia

Di primo acchito, la minaccia più diretta dell’autoritarismo sembra provenire dal Partito repubblicano. Con la sfilata dei media dedicata alle elezioni dei candidati dei due partiti, è facile non accorgersi del modo in cui i democratici delle città liberali si stanno organizzando per una transizione verso l’autoritarismo. La battaglia per fermare la Cop City diventa così il simbolo di una lotta più ampia per governare attraverso la volontà popolare contro una classe politica che sembra sempre più propensa a rimpiazzare le istituzioni democratiche con uno stato di polizia.

I repubblicani di destra non sono il problema immediato di Atlanta, dove l’attuale establishment politico democratico è arrivato al potere sulla scia del movimento per i diritti civili. Tuttavia, consapevolmente o meno, quell’establishment politico democratico sta gettando le stesse basi dell’estrema destra per la reprimere il voto diretto e i diritti civili per addestrare la polizia alla guerra contro la popolazione.

Questo fenomeno non è affatto limitato ad Atlanta e l’impatto della lotta contro la Cop City non rimarrà locale. Mediante misure antidemocratiche, la criminalizzazione delle proteste e la militarizzazione della polizia, la classe dirigente sta tentando una manovra di accerchiamento delle possibilità di cambiamento dal basso. Più battaglie perdiamo, più diminuiscono le nostre possibilità.

Benjamin S. Case è un ricercatore, scrittore e sindacalista di lunga data residente nella Rust Belt, nord-est degli Stati Uniti. Case lavora come ricercatore presso il Center for Work and Democracy (Centro per il lavoro e la democrazia), dove dirige Ballot Iniatives Project, il progetto per le iniziative elettorali, e collabora con Resistance Studies Iniative, l’iniziativa di studi sulla resistenza.

Foto: Jacobin

Available in
EnglishItalian (Standard)SpanishArabicPortuguese (Brazil)French
Translators
Monica De Martin Fabbro, Margaret Petrarca and ProZ Pro Bono
Date
12.09.2024
Source
Original article🔗
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